NPL rappresenta uno dei termini più citati in questi ultimi periodi di difficoltà bancaria, acronimo che esprime la locuzione inglese “non performing loans”. Meglio conosciuti in Italia come crediti deteriorati la cui riscossione è divenuta incerta.
I c.d. crediti non performanti rappresentano in genere la somma di varie situazioni economiche complesse il cui risultato va ad impattare per buona parte sul consumatore finale o impresa attraverso una maggiore resistenza da parte degli Istituti nella concessione di nuova liquidità e minori finanziamenti.
Per le Banche infatti, avere in pancia (come si dice in gergo) questi asset rappresenta altissimi costi che vanno a pesare direttamente sui propri bilanci e in un periodo in cui si tenta di agganciare in qualunque modo la crescita economica è necessario che gli npl vengano dismessi nel più breve tempo possibile.
Di Npl e insolvenza si è parlato alla IX edizione del meeting annuale organizzato da Astalegale che si è tenuto a Taormina.
Due giorni di tavole rotonde ed intensi confronti tra i massimi esperti del settore in Italia. Un percorso che ha visto al centro del dibattito oltre che la recentissima addenda rilasciata dall’organismo di Vigilanza della Bce l’attenta analisi dell’odierno sistema di supporto finanziario alle imprese in crisi.
Perché per le banche ridurre gli npl è importante?